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Chi è P.S. Martensen?

Nella schiera degli autori dei giochi Post Scriptum e Placentia ce n’è uno che sta mettendo mano a tutte le ultime produzioni… Provate a dare un occhio: Shogun no Katana, Radetzy: Milano 1848, Florenza: X Anniversary Edition… questi titoli presentano una misteriosa firma,

P.S. Martensen.

Chi è P.S. Martensen? Perché ci sta così convincendo a tal punto da affidargli il design di quasi tutti i nostri ultimi titoli?

Gettiamo la maschera: perché P.S. Martensen siamo noi! Inaspettato, vero?

P.S. Martensen è il nom de plume che abbiamo scelto per indicare il nostro lavoro autoriale, svolto dagli stessi soci di Post Scriptum, Mario, Matteo e Marco “Tambu”.
Di fatto, è il nome che abbiamo scelto per distinguere il nostro lavoro prettamente editoriale da quello di puro game design.

Fin dalle origini di Post Scriptum abbiamo posto particolare attenzione allo sviluppo dei giochi, sia che fossero di nostra produzione che curati come consulenti esterni. Con il tempo ci siamo resi conto che il nostro lavoro non si limitava al game development – ovvero il bilanciamento, l’affinamento di regole già scritte, il playtest – ma spesso e volentieri abbiamo avuto l’occasione di creare regole completamente nuove, assumendo quindi un ruolo da co-autori.

Sentivamo l’esigenza di essere riconosciuti come tali.

Il primo gioco che abbiamo firmato, insieme ad Alberto Barbieri, è stato Radetzky: Milano 1848, edito nel 2018 insieme a Demoelà. Da lì in avanti la firma di P.S. Martensen è comparsa in quasi tutti i titoli da noi editi.

Ma qual è il contributo effettivo che mettiamo come autori?

Le esigenze dei singoli membri del team “P.S Martensen” sono diverse ma ben amalgamate fra di loro (non c’è una sola regola o meccanica che viene introdotta senza l’approvazione unanime da parte dei soci!). Mario è attento, a livello maniacale, a togliere qualsiasi eccezione alle regole. Per Mario, il gioco deve essere fluido e con meno regole possibili, ovviamente sempre nel rispetto della coerenza con l’ambientazione. Matteo invece s’impegna ad aggiungere soluzioni che aiutano ad abbattere il downtime (il tempo di non gioco di un giocatore da un turno all’altro), inserendo meccaniche che permettano di agire anche nel turno degli avversari. Tambu propone invece soluzioni curiose e variegate, è lo sperimentatore del team. La mission di P.S. Martensen, quindi di tutti i membri del team, rimane la creazione di scelte di design eleganti, pulite, fluide.

Qual è il rapporto con gli autori originali dei giochi di Post Scriptum e Placentia Games?

Prima di tutto vogliamo chiarire una cosa: anche se richiediamo di poter porre la firma, quando lo riteniamo necessario, non è prevista nessuna decurtazione dalla percentuale che spetta agli autori originali del gioco. Vogliamo rispettare il loro lavoro e riconoscere il loro merito in toto (del resto, la scintilla di genio è venuta a loro!).
Inoltre, cerchiamo sempre di creare un rapporto equilibrato con gli autori, portando avanti lo sviluppo insieme a loro, con playtest e sessioni di brainstorming continue, sia lasciando le nostre annotazioni su documenti condivisi, sia parlandone a voce. Magari la loro idea risulterà molto diversa dall’originale, ma intendiamo mantenere lo spirito che ha dato vita all’intuizione creativa.
Insomma, la firma di P.S. Martensen è anche un modo per indicare ai giocatori che il gioco è stato sviluppato con una cura particolare, nel rispetto delle idee del creatore originale. Una sorta di marchio di garanzia sulla qualità dell’opera.

Cosa ha realizzato P.S. Martensen, nel dettaglio?

Beh, in questo caso potremmo parlarvi del sistema di combattimento di Wendake, della modalità solitario di Florenza: X Anniversario o della meccanica del Palazzo presente in Shogun no Katana… Però preferiamo raccontarvi tutto questo nei prossimi articoli di Inside the box – Game Design Diaries.

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