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A chi servono le fiere di giochi?

Di ritorno da Essen e in concomitanza di Lucca, vorrei dedicare un altro post al mondo delle fiere, con un po’ di considerazioni varie, partendo da quella che secondo me è la domanda principale, ovvero “a chi servono le fiere? Ai giocatori esperti? O agli occasionali? O agli editori?”

Beh, la mia risposta è “a tutti”. Già vi sento sospirare che sto cercando di non scontentare nessuno, ma in realtà sono sinceramente convinto che la strada giusta sia trovare l’equilibrio più costruttivo possibile. I giocatori esperti sono una parte importante del settore: sono esigenti a livello di meccaniche, grafica e produzione, sono spesso severi nei giudizi, ma altrettanto spesso entusiasti e pronti a far conoscere i titoli che più ritengono meritevoli. Per una certa tipologia di prodotti (e nel mio caso ovviamente penso a quelli di Placentia Games), sono indispensabili. Il ruolo di ambassador che svolgono è importante e spesso decisivo per le sorti di un titolo o a volte di un’intera casa editrice. E, soprattutto, solo loro si metterebbero a leggere un blog come questo 😀

Però non si può sempre pensare solo ai gamers. Per esempio, una lamentela classica dopo ogni fiera è quella di chi sostiene che basti far provare un gioco per un paio di turni, in modo da far ruotare più tavoli possibili e, di conseguenza, far giocare più gente. L’interesse di questi giocatori è di poter provare più nuove uscite possibili, per vedere quali hanno anche una reale sostanza oltre all’hype con cui sono state promosse. E, siccome si tratta sempre di giocatori esperti, ritengono che un breve inizio di partita sia sufficiente per valutare se il gioco fa per loro o no.
Tutto questo ovviamente è del tutto legittimo e, di fatto, anche noi abbiamo spesso inserito demo con un tempo limite o un numero ridotto di turni, in fiera.

PICCOLA DIGRESSIONE:
comunque tale tempo non è mai stato sotto l’ora, anzi spesso era di due ore inclusa spiegazione, perché secondo noi giochi come Wendake e soprattutto Kepler-3042 non si possono davvero apprezzare in mezz’ora, visto che la crescita di potenza delle azioni disponibili e la complessità dello sviluppo strategico di questi titoli non si possono davvero comprendere in mezz’ora di gioco. FINE DIGRESSIONE.

Il fatto è che una fiera di giochi non può essere pensata e concepita solo per i super esperti: i giocatori occasionali e le famiglie, in Italia e nel mondo, sono molte di più e sono un’immensa massa di persone che potrebbero scoprire il nostro hobby. Lo vedo settimanalmente in ogni ludoteca che frequento: continuano ad arrivare persone nuove, che in più del 50% dei casi diventano frequentatori assidui, ma la prima volta che entrano non conoscono nulla di ciò che giochiamo e facciamo. E allora, sì, il lavoro dei gamers associati è fondamentale, ma è altrettanto fondamentale la presenza di qualcuno su cui svolgerlo! Ma queste “vittime” vanno trovate e coccolate anche durante gli eventi, che sono sempre frequentati anche da famiglie e giocatori occasionali! E costoro devono ricevere le giuste attenzioni per reagire positivamente e capire quanto è bello e interessante il nostro mondo.

Per esempio, penso al nostro gioco Radetzky-Milano 1848, che è un collaborativo adattissimo alle famiglie e ottimo per introdurle nel nostro mondo, ma ogni volta che l’ho presentato in fiera ho proprio percepito l’entusiasmo della battaglia e la soddisfazione di portarla fino alla fine. Per questo genere di persone, la demo a tempo, soprattutto se limitata a mezz’ora, sarebbe inutile e forse persino dannosa, perché tipicamente nei primi round devono capire bene come gira il gioco, scontrarsi con le prime difficoltà e capire come risolverle. Per loro, la parte davvero divertente e soddisfacente viene alla fine (anche quando perdono, perché quasi sempre si perde o si vince per pochissimo).

E poi, ovviamente, ogni fiera deve essere per gli editori, perché anche se a qualcuno stanno antipatici e li critica o li considera avidi, di fatto senza editori non esisterebbero giochi, e senza giochi… Beh, non serve neanche scriverlo no?
E questa tutela degli editori è il motivo per cui storco il naso ogni volta che leggo pretese (si badi bene: non richieste, ma pretese) di sconti enormi in fiera: se un editore sceglie di non farli ha i suoi motivi, che possono essere di non concorrenza verso i negozianti suoi clienti o semplicemente può essere che la fiera abbia dei costi molto alti e che banalmente non ci si possa permettere di chiedere troppo poco.

So che per alcuni di voi questo articolo non è del tutto soddisfacente e, come scritto sopra, vi capisco. So che siete giocatori che già frequentano associazioni e negozi e che già sono aggiornatissimi su tutto e mi rendo conto che per voi la fiera è principalmente un momento per comprare (o vendere o scambiare) giochi e soprattutto per provare le ultime uscite, ma penso che viverla solo così sia un peccato. La fiera è anche altro: possibilità di giocare dal vivo con gente con cui avete passato ore a scrivere online, assistere alle conferenze, conoscere autori e disegnatori, o anche solo guardare un altro gruppo al tavolo, per iniziare a vedere i materiali di un gioco o impararne le regole per quando, finalmente, ci potrete mettere le mani sopra.
Più di ogni altra cosa, la fiera è possibilità di aggregazione e di attività di società: anche solo insegnare un nuovo gioco a chi non lo conosce è soddisfacente e, soprattutto, è importante e permette di far crescere il nostro hobby. L’ho visto in prima persona in tante serate associative e continuo a pensare che valga sempre la pena farlo.
Quindi lunga vita alle fiere e lunga vita a tutto il settore ludico di cui questa continua a restare una delle mie facce favorite.

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2 commenti

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